Filosofo greco. Fu discepolo di Diogene il
Cinico e maestro di Zenone di Cizio e dello scettico Timone di Fliunte quando
successe a Ichthyas a capo della scuola megarica. Nei suoi scritti (secondo
Diogene Laerzio
S. fu autore di nove dialoghi, di cui non rimane nulla)
si fece portavoce delle critiche che i megarici mossero all'Idealismo platonico,
sviluppando motivi originali, tra cui la negazione dell'esistenza di idee
universali, intese nel senso platonico-aristotelico, e l'impossibilità
della predicazione salvo che nel caso del giudizio identico, come nella frase
"l'uomo è uomo", in cui il predicato altro non è che
una ripetizione del soggetto. A livello etico,
S. riteneva che il saggio
dovesse bastare a se stesso ed elevarsi sopra i propri bisogni. Il suo pensiero
ispirò l'etica stoica e la scuola scettica (Megara 360 circa - 280 circa
a.C.).